domenica 29 novembre 2015

Israele è la causa di tutta la violenza in MO (Palestina Rossa). Ma è davvero così?

Giorni fa mi imbatto sulla pagina facebook di “Palestina rossa

La pagina si presenta con una foto raffigurante la bandiera palestinese e la scritta “Viva Palestina viva l’intifada”
E già qui mi chiedo come si possa permettere che qualcuno inciti alla rivolta, alla violenza, all’uccisione di persone..così impunemente.
Scorro la pagina e trovo un link secondo cui “Israele ha rapito 1000 bambini in meno di due mesi “  (fonte www.invictapalestina.wordpress.com).
Commento , in maniera civile e assolutamente non polemica né tantomeno offensiva, chiedendo cosa si pensi dei bambini palestinesi con indosso uniforme, armi in mano, che inneggiano a guerra, e sono arruolati come soldati.. I bambini palestinesi vedono violata la loro infanzia per colpa di Hamas che ne fa dei miliziani sin da neonati...e li fa letteralmente esplodere trasformandoli in kamikaze da adolescenti. ma su questo non vedo mai nessuna accusa. Se i bambini e la loro tutela interessano, dovrebbero interessare anche in questi casi .

Quelli di Palestina Rossa (che naturalmente non si presentano,  restano avvolti dal misterioso nome “palestina rossa”)   mi rispondono. 
Questa la testuale risposta “i bambini in Palestina sono costretti a lottare a causa dell'occupazione, che è la causa di tutta la violenza in Medio Oriente. Decaduto il sionismo ed il suo progetto coloniale e razzista anche i bambini palestinesi potranno tornare a vivere serenamente la loro infanzia. Maledetti sionisti criminali e maledetta ignoranza!”

Rilevo, tra me e me, che l’uso di terminologia offensiva in una conversazione dai toni pacati denota aggressività immotivata, forse per mancanza di ragioni da portare a sostegno, ma su questo non dico nulla, non cerco animosità.  
Replico che “i bambini non devono essere messi a combattere, mi pare ci siano adulti in grado di farlo. Un padre di famiglia non dovrebbe affatto prendere un bimbo e mettergli un fucile in mano, questo è violazione di diritti dell'infanzia. Hamas li arma, Hamas è criminale verso i bambini palestinesi. Non posso credere che voi /tu sia favorevole al farsi esplodere, al creare martiri...questo è integralismo portato all'eccesso. A danno dei bambini, dei LORO stessi bambini. Spero vivamente che il popolo palestinese (compreso quello in Siria e in Giordania...perchè in verità la Palestina non è solo Gaza) possa presto liberarsi dei suoi capi dittatoriali e terroristi, che però voi state aiutando in questo modo”
E posto uno dei tanti articoli  sul tema in cui si parla del grave problema  bambini in armi, tratto da Il messaggero  http://www.ilmessaggero.it/.../gaza.../notizie/1616485.shtml

La risposta è che “ Il messaggero non è una fonte attendibile..”  
(Mi chiedo se lo sia di piu’ un sito che si chiama invctapalestina!)  e invece di replicare al fatto in se, il mio interlocutore si trincera dietro un “  ..INTIFADA FINO ALLA VITTORIA!”
Rispondo che “ Francamente trovo criminale invitare alla lotta armata terroristica invece che invitare a calmare la situazione e trovare una soluzione pacifica e diplomatica.” 
Loro/sua risposta  “ ecco, per noi è la tua retorica criminale... pacifinta!”                    
In poche righe il motivo della mancanza di soluzione, finora, alla questione israelo – palestinese : due persone, terze rispetto alle parti in causa e che quindi dovrebbero essere moderate, che affrontano la questione. 
Io, certamente pro Israele, che propongo un’analisi delle sofferenze dei bambini palestinesi costretti a una vita da soldati a causa di capi dittatoriali e terroristi, e che invito alla calma e a trovare invece una soluzione diplomatica  e l’altra parte, chiaramente pro palestinese, che nemmeno ci prova a trovare una soluzione, no..solo rivolta..sino alla “vittoria” , vittoria che arriverà solo nel giorno della distruzione dello Stato d Israele.

Io, che non sono israeliana, e questo signore nascosto dallo pseudonimo di Palestina rossa, che non è palestinese, dovremmo essere terzi rispetto alla questione e trovare modo di analizzarla in maniera assolutamente civile E invece  no..dialogo impossibile…
Qui l’essenza del problema Israelo –palestinese… una parte propone un tavolo di trattativa, l’altra parte lo rifiuta assolutamente, non proponendo nulla di costruttivo, ma solo distruzione dello stato di Israele
Questo piccolissimo Stato, a detta di costoro, avrebbe sconvolto del tutto il Medioriente, e  “sarebbe la causa di tutta la violenza in Medioriente” (parole loro)

Ma è così?  Davvero un piccolo Stato come Israele ha il peso di stravolgere il MO? E  se Israele non fosse mai esistito, davvero in MO non avremmo avuto violenza?
Io ritengo che affermazioni del genere denotino una superficialità storica e politica nonché una mancanza di conoscenza dell’Islam, davvero notevoli
Sono certa che anche senza Israele, il vicino oriente avrebbe avuto le stesse vicissitudini
Il mondo arabo è sempre stato dilaniato da guerre intestine dovute alla millenaria  opposizione tra sciiti e sunniti quali correnti principali.
Partiamo da Maometto stesso, che a Medina crea  una comunità islamica con una Costituzione basata sul credo islamico.  Qui, per inciso Maometto arriverà a perseguitare e a cacciare dalla città gli Ebrei medinesi per accaparrarsi i loro beni, tutto questo solo quando le speranze di far convertire al suo  credo gli Ebrei si rivelò vana (tra l’altro l’ultima comunità ebraica chiesa pietà, e Maometto sgozzò tutti i maschi, prese come schiave tutti le donne e bambini).
Il profeta farà costruire a Medina una Moschea che diventerà anche la sua dimora.                    Maometto passerà da un atteggiamento difensivo a un atteggiamento offensivo contro la tribu' dominante  a La Mecca, i Quraysh. Le ostilità vengono aperte dai musulmani usando la tattica della razzia, quella usuale tra i beduini: indebolire il nemico economicamente e impadronirsi dei territori, oltre assaltare i carichi verso la Siria. 
I nemici vennero sgozzati e i loro idoli, statue, ecc.. distrutti (vi ricorda niente??)
 Nel corso del tempo l’Islam si è notevolmente frammentato ma era stato Maometto stesso a predire che la umma, dopo la sua morte, si sarebbe suddivisa in decine di tribù distinte e, così, è puntualmente andata.
In particola forte è la distinzione tra i sciiti e i sunniti
I sunniti costituiscono tra l'87 e il 90 per cento della popolazione complessiva di musulmani nel mondo. Gli sciiti costituiscono il restante della popolazione musulmana: tra il 10 e il 13 per cento.
- Il termine sunnita deriva dall'arabo Ahl al-Sunnah che significa “il popolo delle tradizioni” (cioè di Maometto). I sunniti ritengono di essere la scuola di pensiero più ortodossa e tradizionalista dell'Islam.
- Il termine sciita deriva dall'arabo Shi'atu Ali, ovvero “sostenitori [politici] di Ali”, genero di Maometto
I membri delle due scuole di pensiero hanno coesistito per centinaia di anni condividendo i princìpi fondamentali dell'Islam, spesso chiamati “i cinque pilastri”:
- Shahadatein: l'accettazione di un unico Dio e di Maometto come suo ultimo profeta;
- Salah: le cinque preghiere quotidiane obbligatorie;
- Zakah: la donazione del 2.5 per cento dello stipendio annuale ai poveri;
- Siam: il digiuno nel mese di ramadan;
- Hajj: il pellegrinaggio a La Mecca da fare almeno una volta nella vita (obbligatorio per tutti quelli che sono in grado di affrontarlo).
Questi princìpi sono pressoché identici, le differenze tra sciiti e sunniti riguardano i rituali, la legge, la teologia e il modo di organizzare la società

Ma esiste anche il JIHAD. Che non è uno dei 5 pilastri dell’islam, ma un dovere, prescritto da Dio attraverso il suo profeta Maometto. Nel Corano e in altri testi il termine jihad è spesso seguito dall'espressione fi sabil Allah "nel sentiero di Dio, e il jihad è uno dei cancelli del Paradiso. Jihad significa letteralmente "lotta", "sforzo" compiuto "sulla via di Dio" . È un concetto che è maturato, grazie all'elaborazione dei giuristi, nei primi due secoli dell'islam (ovvero dal VII al IX secolo d.C.). 


La tradizione classica prevede quattro tipi di jihad: con l'"animo", con la "parola", con la "mano" e, infine, con la "spada".
I primi tre, rivolti in modo precipuo ai singoli fedeli (con l'"animo") e all'intera comunità islamica (con la "parola", con la "mano"), sono considerati il "grande jihad", e mira alla pacificazione delle proprie passioni personali e al mantenimento del benessere della collettività. Quello con la "spada" è invece considerato il "piccolo jihad" ed è indirizzato all'esterno della comunità, sia per difenderla da un'aggressione armata, sia per far trionfare la parola di Dio sui territori non islamici.
Il jihad è obbligo individuale di tutti i credenti capaci di portare armi (anche donne e anziani e bambini, ciascuno secondo le proprie possibilità), ma solo in caso di aggressione (si tratta dunque di una guerra difensiva, come oggi in Iraq, Afghanistan, Cecenia e altri territori islamici considerati aggrediti). Ma il jihad può avere anche una valenza offensiva: in questo caso è un obbligo che ricade sull'intera comunità ed è sufficiente che solo un certo numero di musulmani lo esegua personalmente.  

 Subito dopo la morte del profeta Maometto nel 632, i musulmani si divisero in due rami con uno scisma drammatico :  il primo, i futuri sunniti, sosteneva che il nuovo leader della comunità musulmana, ovvero il legittimo califfo, fosse Abu Bakr, parente di Maometto e importante studioso islamico.
Il secondo ramo, i futuri sciiti, sosteneva che diventare califfo fosse invece un diritto riservato ai discendenti di Maometto e che quindi spettasse a Ali ibn Abi Talib, il genero del profeta, dal momento che Maometto non aveva figli maschi.
Molte scuole di pensiero sunnite ritengono che gli sciiti siano i peggiori nemici dell'Islam. A differenza degli ebrei e dei cristiani che sono considerati più semplicemente miscredenti e trattati come dhimmi, gli sciiti sono spesso visti come eretici e vengono accusati di venerare il loro Imam Ali e i suoi discendenti.

Califfato e Iman
Vediamo in breve cosa significano questi due termini
Nell'Islam sunnita il califfo è il leader dell'intera ummah, comunità musulmana, ed è una figura politica, mentre l'imam è semplicemente una figura religiosa che guida la preghiera in moschea.

Nell'Islam sciita invece la parola imam è anche sostituita a califfo, e i dodici imam riconosciuti ufficialmente dagli sciiti, tutti appartenenti alla famiglia del profeta Maometto, sono da loro considerati come i leader spirituali, religiosi e politici della ummah.  Gli sciiti a loro volte presentano ulteriori divisioni  tra la quali la principale è tra sciiti duodecimani (riconoscono 12 iman) e sciiti settimani (solo sette iman).

Nei Paesi a maggioranza sunnita gli sciiti appartengono spesso alle classi sociali più basse e vengono frequentemente perseguitati . Ciò ha aumentato il loro senso di oppressione, che ha radici profonde nella storia.
Undici dei dodici imam riconosciuti ufficialmente dagli sciiti sono infatti stati assassinati per mano dei regimi sunniti al potere (il dodicesimo sarebbe sparito e se ne attende il ritorno.. chiara la commistione cristologica). Pertanto, spesso gli sciiti si sono fatti notare sempre meno all'interno della società, vivendo talvolta anche nell'anonimato, finchè nel 1979  avviene qualcosa che ha del fenomenale: la rivoluzione iraniana che porta proprio gli sciiti al potere (e l’Iran sciita darà sempre piu’ fastidio ai sunniti).
Da lì, la loro voglia di mettere fine alle persecuzioni e di affermarsi politicamente anche negli altri Paesi islamici li ha spinti a riorganizzarsi socialmente formando partiti e gruppi militanti.

Vediamo alcuni paesi islamici:

Il governo dell'Arabia Saudita è composto principalmente da sunniti e la stessa monarchia al potere appartiene al ramo sunnita. L'Arabia Saudita è in costante competizione con l'Iran sciita, che teme potrebbe creare disordini all'interno delle comunità sciite che vivono nei Paesi del Golfo: sia l'Iran che l'Arabia Saudita aspirano infatti a diventare la principale potenza nella regione.

La maggioranza della popolazione del Bahrein è sciita. Tuttavia al potere vi è una monarchia sunnita. Ispirati dalla primavera arabanel 2011 gli sciiti hanno cominciato a manifestare per i loro diritti. Il governo del Bahrein e i suoi alleati, tra cui l'Arabia Saudita, hanno represso con violenza le proteste, uccidendo centinaia di civili.

Per molto tempo, la maggioranza sciita dell'Iraq è stata oppressa dal regime sunnita, dove si trovano la maggior parte dei luoghi sacri per i musulmani sciiti. Dopo la caduta del regime di Saddam Hussein nel 2003, sono saliti al potere gli sciiti e hanno cominciato a prendere di mira la comunità sunnita, torturata e perseguitata con squadroni della morte. In risposta alla crescente violenza nei loro confronti, i sunniti hanno organizzato diversi attacchi suicidi e attentati. La guerra civile non ha fatto che esasperare gli atteggiamenti nazionalistici degli sciiti al potere e ha in gran parte contribuito al rafforzamento del gruppo militante sunnita dell'Isis.

 Dopo la rivoluzione iraniana del 1979 che ha portato gli sciiti al potere, l'Iran ha cominciato a finanziare e incoraggiare le rivolte sciite nella regione orientale dell'Arabia Saudita, ricca di riserve di petrolio. Il governo iraniano sostiene anche il governo alauita (un ramo sciita) di Assad in Siria, che fa da ponte con il Libano, permettendo di continuare a finanziare le attività del gruppo militante sciita degli Hezbollah.

Il Libano è sempre stato abbastanza stabile, vista l'assenza di una netta maggioranza sciita o sunnita all'interno del Paese. Il potere è distribuito ugualmente: il presidente del governo libanese deve essere un cristiano, il primo ministro un sunnita e il portavoce del parlamento uno sciita. I conflitti si concentrano principalmente nel nord del Paese, ai confini con la Siria, dove il gruppo militante sciita degli Hezbollah sostiene il governo di Assad.

In Pakistan, solo il 10-15 per cento della popolazione musulmana  è sciita e non ha alcuna influenza a livello politico. Per questo motivo gli sciiti del Paese sono spesso vittime di discriminazioni e attentati principalmente condotti dai due gruppi militanti sunniti alleati fra loro: Lashkar-e-Jhangvi e i Tehreek-e-Taliban Pakistan.

In Siria, il presidente al potere Bashar al-Assad appartiene alla minoranza degli alauiti (un ramo sciita). Le proteste contro il suo governo sono cominciate nel marzo del 2011 e sono state represse con la violenza. La guerra civile, tutt'oggi in corso, ha in parte contribuito a esasperare i sentimenti di odio e rancore tra sciiti e sunniti all'interno del Paese.  Qui abbiamo uan vera e propria guerra civile, con la popolazione piu’ benestante asseragliata con Assad, e la popolazione piu’ povera che è insorta.  L’Occidente ha a lungo guardato, permettendo in questo modo allo Stato Islamico dell’Iraq e del Levante, noto anche con la sigla “ISIS” capeggiato da  Abu Bakr al Bagdhadi  (vi dice niente…Abu Bakr…suocero/zio di Maometto?) di fare ingresso nel paese con i suoi militanti sunniti e proclamare nel 2014 Il Califfato con capitale Raqqa, da cui poi si è espanso fino a Mosul ed oltre.  ( Mi lasciano perplessa  quelli che si ostinano a sostenere che però Isis non è l’Islam quando l’acronimo è appunto “Stato Islamico dell’Iraq e del Levante”).

I ribelli houthi, presenti principalmente nel nord dello Yemen, sono sciiti e rappresentano circa un terzo della popolazione totale del Paese. Gli Houthi riescono a far diettere il presidente Hadi, riconosciuto dalla comunità internazionale, e hanno così preso il controllo, nonostante la maggioranza di tribù sunnite nel sud del Paese non li riconosca. Una coalizione di Paesi arabi sotto la guida dell'Arabia Saudita sostiene l'ex presidente Hadi contro i ribelli houthi, che sono pro-Iran. Vaste parti del territorio dello Yemen sono inoltre sotto il controllo del gruppo militante sunnita Al Qaeda nella penisola araba, che si contrappone sia agli houthi che al governo di Hadi.

In tutto questo panorama, dove vedete Israele? 
Israele come Stato neppure c’era ancora quando già sunniti e sciiti si scontravano a suon di sgozzamenti e violenze varie. Israele è sulla scena da 60 anni.. le guerre nel mondo arabo vanno avanti da 1400 anni!
In particolare merita attenzione tal Adb Al Wahhab che nel 1700 in risposta alla crisi che aveva colpito l’impero ottomano. Costui, dapprima sciita, elaborò una tesi assolutamente antisciita molto presto. Nacque con lui infatti il wahhbismo (il gruppo si definisce però “salafita”, cioè “i saggi”).
Tale corrente  propugna un ritorno  all’Islam delle origini, quello di Maometto e la società costituitasi a Medina, quello che considera il “vero Islam”

I punti principali della corrente salafita sono:
1.       Rispetto assoluto delle prescrizioni della sharia nella codificazione piu’ rigida
2.       Monoteismo assoluto che significa intolleranza per tutto ciò che sia idolo e pertanto odio verso il mondo sciita che venera i dodici iman.
3.       Ossessione per l’apostasia da cui deriva un rapporto di conflittualità con le altre due religioni permesse, cristianesimo ed ebraismo (ebrei che è bene ricordare dal Corano gli ebrei siano definiti “scimmie e maiali”). Questi sono comunque dhimmi, cioè soggiogati all’islam, giammai pari
4.       Dovere di ribellione al governo idolatrico anche se musulmano (vedi pertanto assassinio di Sadat, stragi di sciiti in Pakistan, Bangladesh e Iraq, le fatwà di Al Qaeda..ma anche la distruzione delle Torri gemelle o del Bataclan… simboli di apostasia)
E nel 1700 questo grande scisma porta all’obbiettivo di credere e volere uno stato arabo forte e sunnita, salafita (quello che propugna del resto oggi il Califfato). Attenzione, il concetto di “stato nazionale” e di “confine” è estranea alla concezione islamica della umma. E questo concetto è importante da tenere a mente.
Tutto il mondo islamico fu tragicamente segnato dall’emergere del whhabbismo, dilagarono violenze e uccisioni a danno dei musulmani “infedeli”. 
E Israele c’era? No..non esisteva nemmeno il sionismo a livello di pensiero ideologico

Gli attuali paesi arabi nascono come Stati a seguito del crollo dell’impero ottomano, sulla base del desiderio statunitense di legittimare le aspirazioni all’autodeterminazione dei popoli (Usa che, invece, nel secondo dopoguerra saranno piuttosto ostili verso la nascita dello Stato di Israele, contrariamente a quanto spesso si crede).

E anche la questione tra palestinesi arabi e palestinesi ebrei ha connotati poco noti, tipo il palese schierarsi del Muftì di Gerusalemme con le forze dell’Asse (Hitler e Mussolini)  ritenendo che il modello antidemocratico da questi proposto fosse da imitare ed estendere (piu’ tardi Nasser, presidente dell’Egitto si rivolgerà ad una altra potenza antidemocratica, eleggendola a modello e interlocutore privilegiato, l’URSS di Stalin).
Nello stesso momento, negli anni della seconda guerra mondiale, gli ebrei di Palestina invece si schieravano con le truppe inglesi a difesa della democrazia nel mondo.

Il mondo musulmano palestinese è diviso in due correnti: una costituzionalista portata avanti dalla dinastia dei Nasashibi (che propendeva per la possibilità di un accordo territoriale) e una jiadhista (del Muftì che propende per il rifiuto di ogni accordo su territorio)
Si badi che la questione territoriale, nel mondo islamico, è assolutamente di secondo piano rispetto a quella religiosa e ideologica.
I non islamici sono colpevoli, in questa visione, di apostasia e di offesa al Corano, e vanno abbattuti, basti vedere che il Muftì nel 1936 rifiutava una divisione territoriale della Palestina tra due stati (ebraico e islamico), ma rifiutava anche, nel 1939, una seconda proposta di stato arabo palestinese su tutto il mandato britannico (come formulata nel Libro Bianco). Il problema non è mai stato il territorio, ma la religione, l’offesa all’islam (o presunta tale).

Del resto anche nel secondo dopoguerra il mondo palestinese ha sin da subito respinto la risoluzione Onu del ‘47  che prevedeva  due stati, attenzione: non ha solo rifiutato lo Stato ebraico,  ha rifiutato in toto la creazione di uno stato palestinese. Ed ancora con Arafat e poi con Abu Mazen ha sempre rifiutato ogni proposta di creazione di uno Stato, né le concessioni di territori da parte israeliana hanno smesso le violenze di Hamas (decisamente sunniti e jihadisti). 
Perché? 
Perché la questione non è né economica né di territorio, non principalmente almeno.

Le due correnti, costituzionalista e jihadista, si sono fronteggiate a lungo nel mondo palestinese musulmano, fino a che la corrente jihadista, con il Gran Mufti di Gerusalemme in testa, passò a “risolvere” il problema, con l’unico mezzo che conosceva: l’assassinio.
Infatti nel  1941 viene assassinato il leader costituzionalista della famiglia dei Nashashibi, nel 51 viene assassinato re Abdullah di Transgiordania sulla spianata delle Moschee a Gerusalemme, e nel 1958 vengono uccisi Re Feisal II e Nuri Al Said (tutti della corrente costituzionalista).
In questo modo  si apre la strada  alla non-soluzione nella questione mediorientale e  tra Israele e Palestinesi
Anzi il segretario della Lega Araba (Lega che non volle neppure riconoscere la legittimità stessa dell’Onu) disse di volere una “guerra di sterminio e di massacro della quale si parlerà come dei massacri dei mongoli e delle crociate
Da parte sionista prima e israeliana poi io non ho mai sentito delle frasi del genere.
La vittoria della parte jihadista ha portato conseguenze nefaste per la Palestina: il rifiuto da parte musulmana dello Stato di Israele, che come è detto non è una questione di territorio, ma religiosa, ha comportato il protrarsi di un conflitto che poteva nascere e chiudersi nel giro di poco tempo, oltre 60 anni fa.
Per la corrente jihadista quella terra (come del resto ogni terra in cui l’Islam sia stato, dall’Arabia ai paesi europei..)  è “dar al Islam”, terra su cui vige l’Islam,  pertanto non trattabile, non divisibile in nessun modo. Per questo oggi gli statuti di Hamas e di altri gruppi islamici terroristi indicano come loro finalità  “la distruzione dell’entità sionista” e non già e giammai l’accordo. 
Quelli di Palestina Rossa di cui all’inizio del racconto, senza rendersene probabilmente conto, si allineano alle posizioni jihadiste: di fronte al mio “cercare soluzioni politiche”  rispondono “intifada fino alla vittoria”!



Quindi, sicuri che il problema del Medio Oriente sia Israele?
Se questo Stato non fosse mai nato, i problemi tra sciiti e sunniti sarebbero stati gli stessi e ci sarebbero stati ugualmente,  avremmo il Califfato di Isis ugualmente, avremmo il pericolo Iraniano (e avremmo avuto la grande ascesa dell’Iran sciita ugualmente, fatto questo certamente piu’ destabilizzante della nascita di Israele per il MO) e la Palestina avrebbe vissuto e vivrebbe problematiche del tutto simili agli stati arabi limitrofi, dove le guerre e gli atti di violenza sono all’ordine del giorno e indipendenti dalla presenza o meno di Israele.

Della realtà l’Occidente non si rende conto e, ancora oggi di fronte al Califfato e ai suoi proclami chiari e precisi di intenti, chiude gli occhi, cercando giustificazioni impossibili.  Resta che già solo da un breve brevissimo excursus storico (certamente non esaustivo)  appare subito chiaro che l’esistenza di Israele non è certamente la fonte unica delle violenze in MO, anzi direi che l’esistenza o meno di Israele come Stato non ha modificato sostanzialmente cio’ che comunque il MO era ed è, una polveriera teatro di guerra tra islamici.



3 commenti:

  1. Complimenti, articolo esaustivo e pacatissimo, oltre che informatissimo storicamente. Ho inserito il suo blog tra i preferiti.

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  2. ciao, buona giornata .... mi era sfuggito ...
    armando

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